Il Palazzaccio – loc. Granatieri – Scandicci (FI)
Progettazione: 1998-2008 – Realizzazione: 2009-2011
Il Palazzaccio (o “Portonaccio” o Palagaccio”) costituisce il nome di un manufatto edilizio le cui origini si perdono nel corso dei secoli, situato nel comune di Scandicci in località Granatieri.
L’originario aspetto dello stesso avrebbe potuto far pensare ad un edificio rurale ma in realtà le destinazioni d’uso che lo hanno caratterizzato in passato, gli hanno attribuito connotati ben diversi. In origine si trattava di una struttura difensiva adibita, poi, ad abitazione di tipo civile se non addirittura signorile. Tra i nomi delle famiglie che si annoverano nella proprietà del Palazzaccio una assume sicuramente una posizione di rilievo: quella dei Ghiberti.
Lorenzo Ghiberti, infatti, nel 1441 acquistò la proprietà che consisteva in “… un podere con torre da mettere in fortezza e abitazione da signore, con fossi intorno e circuito di mura, e ponte levatoio…”. Lorenzo ed il figlio Vittorio vi eseguirono numerosi lavori di trasformazione e la villa rimase alla famiglia dei Ghiberti fino al 1547, quando fu acquistata da Luca Benintendi.
Il progetto di restauro ed il successivo intervento edilizio eseguito di concerto con l’architetto Giannna Cinotti in qualità di Direttore dei lavori e con l’architetto Gabriele Nannetti in qualità di Responsabile per conto della Soprintendenza per i Beni Architettonici, Paesaggistici, Storici, Artistici ed Etnoantropologici per le provincie di Firenze, Pistoia e Prato, è, purtroppo, intervenuto quando oramai il decadimento ed il degrado interessava quasi uniformemente tutto il fabbricato, dopo i vari ed innumerevoli crolli della più parte delle strutture sia di copertura che di piano e con la minaccia sempre più concreta che anche alcuni elementi murari, privati dei naturali collegamenti costituti dai solai e dalle coperture e sottoposti alla continua aggressione degli agenti atmosferici potessero improvvisamente cedere.
Questo stato di rovinoso deterioramento oltre che da un venir meno funzionale conseguente l’abbandono delle campagne dei primi anni ’50, è stato anche favorito dalla complessità dell’impianto strutturale della fabbrica che dalla prima configurazione difensiva si è vista trasformata in villa di campagna in contemporanea “ai molti altri episodi architettonici del passaggio rurale trecentesco” e successivamente con interventi privi di attenzione e mirati a risolvere esigenze immediate, ha assunto le caratteristiche funzionali e formali della casa colonica a servizio di un fondo agricolo.
L’intervento di progetto sviluppato si propone come ragionevole sintesi tra specifiche esigenze funzionali conseguenti il riutilizzo dell’edificio e la composizione del medesimo e tiene conto della necessità del consolidamento e/o ricostituzione di quegli elementi quali murature, solai e tetti mancanti o parzialmente crollati o in fase di avanzato degrado e nel rispetto degli elementi compositivi della fabbrica si è basato su pochi e semplici elementi rappresentati:
- dal nuovo sistema di scale e ripiani a collegamento dei due piani del fabbricato previsto nell’area che, originariamente destinata a corte, è venuta a definirsi quale spazio coperto solo in tarda epoca;
- da un significativo consolidamento degli elementi murari, senza alcuna ricostruzione del solaio intermedio, del corpo di fabbrica dei gabinetti al fine di collocarvi la scala di accesso al piano interrato della torre e, più in alto, una ulteriore scala di accesso alla torre ed al locale soprastante la sala a volte;
- dalla ricostituzione dei solai intermedi e della copertura e, infine,da alcuni interventi sulla forometria volti esclusivamente a riproporre una plausibile immagine del manufatto attraverso la riapertura di vani chiusi e/o modificati nel corso degli anni.
Solo sul fronte nord, nella parte residua della vecchia cinta muraria, è prevista la modifica di una finestra, sicuramente costituitasi con la definitiva trasformazione agricola del fabbricato, al fine di realizzare un nuovo